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Politica venerdì 16 dicembre 2016 ore 12:28

"Chi danneggia le tombe nel cimitero?"

Giovanni Muti interviene sulla vicenda delle tombe danneggiate al cimitero riese e ricorda la figura dell'ex sindaco Franco Franchini



RIO NELL'ELBA — "Ho sempre avuto difficoltà ad intervenire nelle vicende di Rio Elba dove sono nato. Troppi elementi mi impediscono di avere il dovuto distacco. Che invece è indispensabile, quando si vogliono analizzare onestamente fatti e comportamenti.

E veniamo al motivo di questo intervento. Secondo la famiglia Franchini, la tomba di Franco, ex sindaco di Rio, sarebbero stata danneggiata dagli operai comunali. Il sindaco Claudio De Santi interviene, e pur non avendo alcuna responsabilità diretta, si assume ogni responsabilità ed è pronto a pagare personalmente i danni, qualora ce ne siano. Quindi un gesto di generosità.

A questo risponde la famiglia Franchini che lo ringrazia per il suo slancio umano ma gli ricorda che, essendo lui il sindaco, i suoi eventuali errori devono essere riparati attraverso l’uso di soldi pubblici. 

Quindi non deve pagare lui, ma i cittadini. Si potrebbe pensare (forse sbagliando) che si richieda che paghino i cittadini in modo che loro, poi, se la prendano con il sindaco. Il sindaco che, come detto, era pronto a assumersi ogni spesa.

Tutto questo mi spinge a fare qualche considerazione. La prima cosa che mi viene da dire è questa: in alcune vicende venute alla luce in questi ultimi tempi, il ricordo di Franco si è spesso mischiato a polemiche politiche, e a risentimenti. Questo mi provoca un certo disagio. 

E' come se la sua immagine venisse, in qualche modo, contaminata. Non tanto dagli argomenti, ma dai toni usati, così diversi da quelli che avrebbe utilizzato lui. Certo, negli ultimi anni molte cose sono cambiate, compreso anche il modo di comunicare.

Io preferirei ricordarmelo quando ci incontravamo alle manifestazioni politiche. Lui che aveva un ruolo importante nel partito ed io che mi occupavo delle notizie per Cosmo Radio. A volte ci mettevamo a chiacchierare. Lui mi aggiornava sui fattarelli riesi, sempre con ironia, e io mi facevo delle risate. Più di un a volta siamo stati interrotti da qualche compagno che si voltava facendoci segno di smetterla. Certo, abbiamo avuto anche scontri, ma mai questo ha influenzato il rapporto di stima e di affetto che ci legava.

Non riesco nemmeno a immaginarmi chi possa avere avuto il coraggio di fare quanto denunciato dalla famiglia. Se agli operai che forse non lo conoscevano, avvicinandosi alla sua tomba , non è venuto il nodo alla gola, come succede, a volte, a chi lo conosceva e gli voleva bene, non gli sarà venuta nemmeno la voglia di danneggiare la sua tomba. Perché di danni si parla. Danni che sarebbero stati provocati anche ad altre tombe.

Onestamente, non posso immaginarmi che a Rio, il paese dove negli anni 50, quando c’era un lutto, tutte le radio nelle case rimanevano mute, sarebbe talmente cambiato che operai, inviati dall’amministrazione comunale, entrano nel cimitero e, invece di ripulirlo e sistemarlo, danneggiano le tombe. Saremmo di fronte ad un fatto di una gravità inaudita.

Invece, più semplicemente, potremmo ipotizzare che gli operai potrebbero avere lavorato intorno alle tombe, magari, non con il dovuto riguardo. Ma, per rispetto agli operai, preciso che la considero solo un ipotesi. Sono cose che succedono. 

Potrebbero aver tagliato qualche ramo di troppo, fatto potature troppo drastiche. Tutto qui. Perché parlare di danneggiamenti è un altra cosa. Se ci fossero stati, allora si capirebbe la reazione della Famiglia. Però, se questi danni c’erano, bastava documentarli. Allora i responsabili avrebbero dovute risponderne, trattandosi di casi che possono avere, addirittura, un rilievo penale.

Spero che un giorno si possa parlare di Franco in una iniziativa dove, lontano dalle polemiche e dai risentimenti, lo si ricordi per quello che ha fatto per il paese e per le idee nelle quali credeva".


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