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Cultura venerdì 11 dicembre 2015 ore 11:39

"Ovidio all'Elba? Solo congetture"

Lo studioso Michelangelo Zecchini mette in dubbio la ricostruzione di Franco Cambi sulla villa di San Giovanni e raffredda gli entusiasmi su Ovidio



PORTOFERRAIO — Dopo la saga archeologica della zecca di Marciana, un'altra diatriba si profila all'orizzonte sulla storia antica e sulle tracce che quella storia avrebbe lasciato all'Elba. Questa volta al centro del confronto fra studiosi è la villa romana di San Giovanni, portata alla luce dagli scavi condotti dal professor Franco Cambi e che si è giunti a pensare antecedente alla sorella maggiore delle Grotte tanto da essere la casa originaria della famiglia dei Valeri.

Zecchini invita alla cautela e mette velatamente in dubbio la ricostruzione di Cambi: "L’archeologia è una scienza inesatta e nondimeno è basilare per la ricostruzione della storia antica. Fondamentale è il momento dello scavo, durante e dopo il quale le valutazioni soggettive e le proiezioni immaginarie dovrebbero rimanere quanto più possibile circoscritte. 

Prendiamo il caso degli scavi di S. Giovanni: nelle dichiarazioni alla stampa il responsabile rimarca più volte: “Quella che pensavamo essere una semplice casa di campagna si è rivelata una villa più antica della villa celebrativa delle Grotte di almeno un paio di generazioni”; “Valerio Messalla (console con Ottaviano nel 31 a. C., nonché oratore e potente aristocratico: nota dello scrivente) verosimilmente ospitò all’Elba il famoso poeta Ovidio prima che fosse mandato in esilio nel Mar Nero dalla dinastia augustea”; “è molto probabile che questa villa rustica, insieme a quella delle Grotte, appartenesse ad un proprietario illustre… che si chiamava Valerio Messalla”; “Immaginiamo che quattro generazioni di Valerii abbiano abitato qui”.

Ma ‘verosimile’ e ‘probabile’ non significano vero e l’uso del verbo immaginare la dice lunga. Quando il livello di indeterminatezza è troppo elevato, sarebbe preferibile dapprima tacere, poi approfondire trovando certezze, o quasi, e quindi procedere con la divulgazione. La frase che dipinge Ovidio come ospite di Valerio Messalla è senza dubbio un lapsus giornalistico, essendo noto che Messalla in quel periodo era già morto. Né si può accettare l’affermazione (questa volta sicuramente non si tratta un lapsus) secondo la quale il poeta fu “mandato in esilio”. Non è così: Ovidio subì la ‘relegatio’, provvedimento diverso dall’esilio, a causa di non meglio precisati “carmen et error”.

Finora non ci sono prove che suffraghino l’attribuzione della proprietà delle Grotte a Valerio Messalla: i bolli ‘in planta pedis’ presenti sulle pareti dei dolia di S. Giovanni sono indizi troppo labili. Per di più strutture e reperti delle Grotte e di S. Giovanni non sono minimamente paragonabili, per importanza e bellezza, con quelli recuperati (sette statue di marmo alte più di due metri, fastosi mosaici policromi, pareti affrescate, ecc.) nella villa “di altissimo livello” (questa sì di Valerio Messalla!) di recente scoperta nel comune di Ciampino. Ben altri ritrovamenti, ben altre prove".

Zecchini poi getta acqua sul fuoco di un altro fatto tradizionalmente attribuito alla storia elbana: la presenza sulle nostre coste del poeta romano Ovidio: "Quanto all’ ipotesi del soggiorno elbano di Ovidio, va precisato che essa manca di originalità ed è pure vecchiotta poiché vaga per l’aere, non senza contrasti, almeno dal Settecento. In ogni modo, per comprendere meglio la vicenda, vediamo di delinearne in sintesi il contesto storico. 

Ovidio arriva (arriverebbe) all’Elba nell’autunno dell’anno 8 d. C.. È con l’amico Massimo Cotta, figlio di Valerio Messalla. Nel corso della discussione fra i due, nella quale si rievocano i contorni della ‘relegatio’ del poeta, viene (verrebbe) nominata ‘Aethalis Ilva’, ossia l’Elba (Ex Ponto, II, 3, 84). Ma apprezzati studiosi ritengono che nel racconto dello scrittore sulmonese non si parli dell’Elba bensì di ‘Italis ora’ oppure di ‘Aletium’ (antico insediamento della fascia adriatica meridionale). Né univoca è la convinzione che Ovidio si trovasse all’Elba quando fu raggiunto dall’editto che lo relegava nel Ponto Eusino: se fosse stato a Roma, come alcuni credono, passare per l’isola avrebbe comportato un percorso opposto a quello necessario per raggiungere la meta. 

I ‘rilanci moderni (l’attuale e quello del 1995) dell’ipotesi ‘Ovidio alle Grotte’ lasciano il tempo che trovano visto che non sono corroborati da nuovi riscontri. Capisco che tirare in ballo personaggi della ‘grande storia’ può sortire un certo effetto ma, stante il fatto che non siamo sul set di Ben-Hur, a mio avviso una maggiore, solida dose di cautela non guasterebbe. 

Ovidio, ammesso che sia valida la lectio ‘Aethalis Ilva’, ci racconta di essere stato all’Elba insieme con l’amico Massimo Cotta. Niente di più. Le estensioni della sua testimonianza sono autentiche congetture. Tuttavia aspettiamo fiduciosi nuove ‘metamorfosi’. In onore di Ovidio. In fin dei conti sono passati solo cinque anni dall’inizio delle ricerche. Diamo tempo al tempo".


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