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Cultura martedì 15 dicembre 2015 ore 19:16

"Ora ci sono due ville romane da raccontare"

Franco Cambi risponde a Zecchini sugli scavi delle ville di San Giovanni e delle Grotte: "L’archeologia ha fatto passi avanti rispetto ai suoi tempi"



PORTOFERRAIO — Non le manda a dire Franco Cambi, l'archeologo responsabile da ormai quattro anni degli scavi sulla villa romana di San Giovanni, che risponde per le rime al professor Zecchini, reo di aver messo in dubbio le conclusioni tratte dalle attività di studio sui due siti storici di Portoferraio.

Una disputa culturale in punta di penna ma, nelle disfide fra professori, le parole hanno peso specifico rilevante. Cambi parte dalla domanda primigenia che Zecchini aveva usato per sollevare dubbi sulla presenza del poeta Ovidio sulle sponde elbane. "Partiamo da un assunto, anzi da una domanda: è plausibile che la villa piccola di San Giovanni appartenesse alla famiglia romana dei Valeri?. Certamente, questa ipotesi è stata approvata e validata da numerosi colleghi".

Ma Cambi, sul suo blog "Archeologia e futuro" che ospitiamo nella sezione dedicata del nostro sito (e che potete trovare qui) argomenta: "I Valerii sono soltanto una delle grandi famiglie senatorie che, dopo aver preso parte alla conquista dell’Etruria, costituirono nei rispettivi ambiti dei poli di interesse economico molto forti, legati al ferro, al carbone e ad altro. Gli Aurelii, costruttori della importante via consolare fra 252 e 241 a.C., li ritroveremo all’Elba nell’età di Augusto. Gli Aemilii Scauri, secondo le fonti produttori di carbone su scala industriale (attività molto redditizia in un comprensorio metallurgico), hanno lasciato tracce profonde nella toponomastica locale: la strada chiamata “via regia Emilia” fino alla fine dell’Ottocento; l’area di Rimigliano (da rivus Aemilianus); il torrente Milia; la località di Scabris-Scauris (odierna Scarlino)".

La risposta dell'archeologo va ancora più nello specifico quando descrive la presenza della nobile famiglia romana sull'isola: "All’Elba sono testimonianza molto forte i bolli su dolio e su tegola provenienti sia dalla villa delle Grotte sia dalla piccola villa di San Giovanni, relativi in maniera diretta ad un Valerio Corvino e in maniera indiretta a un loro schiavo-manager di nome Hermia. Per molti versi, la situazione della rada di Portoferraio è emblematica. Alla fase di intenso sfruttamento delle risorse minerarie e metallurgiche di questa parte dell’Etruria, fra III e II secolo a.C., i Valerii fanno seguire una fase sempre meno manifatturiera e sempre più agraria. 

Molte di queste grandi famiglie, fra l’altro, stringevano alleanze dinastiche. Aurelii e Valerii ebbero un ruolo di primo piano, negli stessi decenni centrali del III secolo a.C., nell’espansione romana sia in Etruria sia nella Sicilia occidentale. Non stupisce, dunque, di trovare un giovane Aurelio, discendente di una famiglia nobile ma decaduta economicamente, adottato dai Valerii (il Valerio Messalla più famoso) nei primi anni del principato di Augusto e poi designato erede (della villa delle Grotte in cui ospiterà Ovidio)".

"E’ molto per le migliaia (sì, migliaia) - rivendica Cambi - di bravi studenti e di bravi docenti delle scuole elbane che hanno visitato gli scavi di San Giovanni. Per le tante persone che hanno fatto la medesima esperienza, per quella fetta di società civile che si è mobilitata perché andasse avanti, nonostante i cronici limiti delle risorse disponibili, lo scavo di una ‘semplice’ fattoria romana". 

Sistemata la difesa con l'escursus storico, l'archeologo va all'attacco e piazza la stoccata al busto del collega studioso: "Diamoci tutti pace, prof. Zecchini. L’archeologia ha fatto giganteschi passi avanti rispetto ai suoi, mitici, tempi, e altri ancora ne farà, a prescindere dal nostro entusiasmo e malgrado il suo acerbo scontento. 

Io vado avanti per la mia strada, professore. Il compito che la vita mi ha affidato, fare l’archeologo, mi chiede di guardare con fiducia al futuro, non di rimestare livori nel passato, attività che non mi piace e per la quale sono contento di non avere tempo. La saluto quasi con simpatia. Ma senza rancore".


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