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Politica lunedì 11 aprile 2016 ore 19:53

Nebbia fitta sul futuro dell'isola

Il convegno organizzato da Fondazione Elba e Tirreno ha avviato una discussione ma sono emerse tutte le spaccature fra economia e politica



PORTOFERRAIO — Si chiama "blinding" (accecamento) quel fenomeno per cui illuminare un banco di nebbia con potenti fari ha l'effetto indesiderato di rendere invisibile ciò che ci sta davanti. Prefazione necessaria per capire cosa resta della visione politico amministrativa una volta spenti i microfoni del convegno sulla semplificazione istituzionale che si è tenuto questo pomeriggio al centro De Laugier.

Il convegno organizzato da Fondazione Isola d'Elba e Tirreno ha avuto il merito di fare luce su un argomento fondamentale per il futuro dell'isola ma ha trovato davanti a sè un muro di nebbia fatto di distinguo, vecchi e nuovi rancori, visioni parallele (e per questo non convergenti) e progetti futuribili più che futuri.

Era insomma l'occasione buona per fare un deciso passo in avanti verso una discussione seria, concreta e costruttiva ma, nonostante le lodevoli intenzioni, quello che appare evidente è che, se va bene, la semplificazione ci sarà solo quando verrà imposta a termini di legge.

La geografia svelata durante il convegno vede due grandi fronti contrapposti: da una parte il mondo economico rappresentato da Associazione Albergatori, associazioni di categoria commerciali e industriali che a domanda hanno risposto secchi e in coro che la soluzione è e non può che essere il comune unico. L'economia, soprattutto quella turistica tanto preponderante sull'isola, chiede decisioni univoche e uniformi per tutto il territorio, un interlocutore unico con cui dialogare e gettare le basi per lo sviluppo elbano.

Al di là di quella che appare una vera cortina di ferro, la politica che, nella maggioranza dei casi ha risposto che di comune unico non ne vuol sentir parlare: troppo fresco e, bontà loro, ancora vincolante il parere espresso dal popolo sovrano nel referendum di tre anni fa. Possibilisti invece sull'ipotesi dei comuni di versante ma anche qui non c'è uniformità.

Sintetizzando le squadre in campo abbiamo: 

Ferrari ("Sì ai tre comuni, sono la strada necessaria verso il comune unico"), Lambardi ("Sì ai tre comuni e di fatto ci stiamo lavorando sul nostro versante, troppo presto parlare di comune unico"), Ciumei ("No al comune unico, sì a quelli di versante"), Galli ("Sì alla fusione con Rio Elba, al Comune unico ma per gradi"), Barbetti ("No al comune unico ma nemmeno a quelli di versante, associamo le funzioni"), Simoni ("No al comune unico, su quelli di versante sono aperto a proposte"). Marciana e Rio Elba non pervenuti ma sappiamo che il sindaco Bulgaresi ha qualche riserva sui comuni di versante mentre De Santi è a favore della fusione con Rio Marina e gli altri del versante orientale.

Una babele di voci e intenzioni che non lascia di fatto altra scelta a Stato e Regione se non quella di intervenire in maniera diretta attraverso la proposta di legge Fanucci, deputato PD presente in sala, che prevede la fusione per i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti attraverso un sistema di incentivi e contrappesi e con un limite temporale ben definito. In sostanza la proposta di legge prevede da una parte un meccanismo premiale per chi si fonde (raddoppio dei trasferimenti dallo Stato per 10 anni spendibili in parte corrente e sblocco del turnover per poter assumere personale) e dall'altra un meccanismo punitivo per chi non lo fa (taglio del 50% dei finanziamenti dallo Stato alla Regione in cui sono i Comuni che non si fondono), in più se entro due anni dall'entrata in vigore della legge i Comuni non sono accorpati vengono uniti d'ufficio.

Dal canto suo la Regione, rappresentata in sala dal consigliere Gianni Anselmi, mette sul piatto 250mila euro l'anno, per cinque anni, per ogni comune che prende parte alla fusione (oltre a aver abbassato i quorum referendari).

Tanto rumore per nulla quindi? Non del tutto. Tutti, sindaci compresi, hanno riconosciuto che l'attuale frammentazione in otto comuni è superata dalla Storia e dai fatti e tutti, sindaci compresi, hanno riconosciuto che un passo in un'altra direzione è necessario se non si vuole che l'Elba rimanga solo un'entità solo geografica. E se il primo passo per risolvere un problema è ammetterne di averne uno, almeno quel risultato è stato raggiunto. Sperando che un raggio di sole sciolga la nebbia.

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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