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Attualità lunedì 18 marzo 2019 ore 11:45

Gli studenti elbani e le "botteghe leggere"

Gli studenti del Liceo Scientifico Foresi stanno studiando un modello di negozio per limitare l'uso della plastica e degli imballaggi



PORTOFERRAIO — Gli studenti elbani non mollano: dopo la riuscita manifestazione del 15 Marzo sottolineano a l’urgenza di affrontare il problema della plastisfera nel Mediterraneo. 

Mentre l’Italia si interroga dove mettere le centinaia di migliaia di tonnellate di plastica e carta che la Cina non vuole più e come recuperare quel 30 per cento di materiali che si disperdono inesorabilmente nell’ambiente, gli studenti della IV B del Liceo Scientifico Foresi di Portoferraio stanno studiando la possibilità di evitare a monte la produzione di rifiuti, attraverso l’introduzione di sistemi di distribuzione di prodotti sfusi o con il vecchio ma molto efficace vuoto a rendere.

Il 16 Marzo ragazze/i, impegnati in un percorso di educazione ambientale con Legambiente Arcipelago Toscano all’interno del progetto Pelagos Plastic Free, hanno partecipato ad un incontro di approfondimento e riflessione sulla riduzione degli imballaggi e sulle “botteghe leggere” con il formatore esperto in economia circolare Antonio Castagna, il responsabile d’Area di UniCoop Tirreno, Marco Matteucci e il presidente di Confesercenti Elba, Franco De Simone.

Gli studenti hanno esposto i risultati di una piccola indagine condotta all’Elba sulle abitudini di acquisto e delle botteghe sostenibili e la disponibilità a rifornirsi presso quei negozi (o reparti di supermercati) che vendono merce alla spina o con il vuoto a rendere. 

Come spiega Federica Andreucci della segreteria di Legambiente Arcipelago Toscano "l’indagine, che non aveva l’ambizione di una rappresentatività statistica, è servita a far emergere concetti, valori e significati connessi con il tema scelto e ad arricchire o migliorare la mappa concettuale che era stata sviluppata durante i laboratori in classe sui motivi di apprezzamento o le criticità di tali tipi di rivendite. La riflessione congiunta è partita da qui, dalle opinioni della popolazione locale rispetto a un tema circoscritto come il negozio leggero, per ampliarsi poi alle questioni più generali connesse con le abitudini di consumo, la raccolta differenziata, l’inquinamento dei nostri mari e le ripercussioni sulla salute". 

"Gli elbani- prosegue Andreucci - i quali sembrano ricordare bene il 'reparto leggero' lanciato qualche anno fa dalla Coop che oggi, con l’emergenza plastica sempre più evidente, sembra riscuotere un rinnovato favore".

Matteucci ha evidenziato che "il negozio o reparto leggero richiede al consumatore un certo impegno organizzativo, perché deve munirsi di contenitori vuoti prima di andare a fare la spesa".

Altro tema interessante emerso dalle indagini è il costo dei prodotti alla spina o con vuoto a rendere, che, secondo alcuni, dovrebbe essere inferiore ai prodotti confezionati se si vuole indurre un cambiamento nelle abitudini di acquisto. 

"Quanto siamo disposti a spendere per la nostra salute, che è dovuta, prima di tutto, alla nostra alimentazione? – riassumono i ragazzi del Foresi - Se da una parte, infatti, nelle 'botteghe leggere' quello che viene venduto è il prodotto e basta, senza elementi 'accessori' come la confezione attraente e colorata, la pubblicità, eccetera, cosa che si traduce in una riduzione dei costi per il consumatore, d’altra parte rifornirsi in questi negozi vuol dire quasi sempre scegliere prodotti di qualità e a km 0, adottando un approccio più consapevole all’alimentazione genericamente intesa".

Castagna e i ragazzi hanno parlato del rischio di "banalizzazione dell’atto della spesa, cioè del minor prezzo come primo criterio di scelta, della messa in atto di comportamenti abitudinari nella selezione dei prodotti, senza una vera analisi dei bisogni, del tipo di prodotto e anche dell’accoppiamento, spesso casuale, dei cibi acquistati. In questo quadro la 'bottega leggera' può essere vista come un’occasione per investire in salute, scegliendo consapevolmente cosa comprare, puntando prima di tutto sulla qualità del cibo".

Un’evoluzione interessante per una riflessione partita dal problema della plastica e dalla manifestazione mondiale dei giovani del 15 marzo, ricordata da De Simone di Confesercenti, che ha sottolineato anche "le ripercussioni sul turismo elbano dell’inquinamento dei mari". 

La discussione al Liceo Foresi è andata oltre l’aspetto ecologico e gli acquisti responsabili, riconoscendo che "il benessere della persona e la fiducia del consumatore nei confronti del negoziante sono elementi imprescindibili per il successo dei negozi leggeri".

Dalle mappe concettuali e dalle interviste, il tema della fiducia è risultato essere cruciale ma anche ambivalente.

"Per esempio - spiegano ancora i ragazzi - per alcuni, la plastica che avvolge i cibi salva dal rischio di contraffazione, per altri, non serve a molto da questo punto di vista e l’igiene sarebbe garantita di più nei piccoli processi produttivi e distributivi che nelle grandi industrie". 

Nel caso in cui si emergesse una domanda da parte dei consumatori, la Coop si è detta disponibile a prendere in considerazione l’idea di aprire un reparto di prodotti sfusi nei suoi supermercati elbani. 

Il direttore di Legambiente Arcipelago Toscano, Beppe Contini, sottolinea che "quindi, i ragazzi saranno ancora una volta in prima linea nella definizione e co-costruzione del proprio territorio, intervenendo concretamente per comprendere meglio il fenomeno dei negozi leggeri e per promuovere buone pratiche e stili di vita sostenibili nella loro amata isola."

L’incontro è stato una prima occasione di confronto con gli esperti e gli addetti ai lavori che proseguirà, con il supporto di Legambiente e con il coinvolgimento di altri esercenti, per un'indagine di tipo quantitativo sulle abitudini degli elbani nell'acquisto di prodotti sfusi o con vuoto a rendere.


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