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Cultura giovedì 16 ottobre 2014 ore 18:56

Il ferro dell'Elba unico in Europa

Il professor Franco Cambi spiega in anteprima i ritrovamenti dello scavo di San Giovanni: la metallurgia elbana diffusa in tutta Europa



PORTOFERRAIO — Cercavano forni e hanno trovato una fattoria. Si può dire che sia cominciato tutto così ma le scoperte che continuano a venir fuori dagli scavi del sito di San Giovanni sono tutt'altro che casuali. 

Il gruppo di giovani archeologi guidati dal professor Franco Cambi (docente all'università di Siena) e che compongono il gruppo Aithale (nome greco dell'Elba) con l'appoggio di ItaliaNostra Arcipelago toscano se ne fregano del sole o del maltempo: con cura e precisione scavano e rinvengono. Ogni coccio, ogni pietra, ogni frammento è un brandello di informazione contribuisce a fare maggiore chiarezza sul passato remoto dell'isola. 

Dopo un felice esperimento nel marzo 2013 in cui ricostruirono e fecero funzionare un vero forno antico, quello che capirono è che il ferro elbano non solo era migliore di quello delle terre circostanti ma che addirittura era unico. Un contenuto anomalo di stagno e tungsteno faceva sì che non fosse equiparabile a nessun altro materiale ferroso di tutto il continente: "Come materia prima era sicuramente migliore - spiega Cambi - anche se di più difficile lavorazione". Questa sua particolarità lo rende tracciabile e sotto questa luce si possono far risalire ad origine elbana manufatti trovati sulle coste di mezza Europa: "Questo apre scenari commerciali più ampi di quello che si pensava. Una conferma è data anche dagli oggetti di rame trovati qui ma provenienti da Sardegna e Spagna". E di ferro ce n'era talmente tanto che, come scrive il poeta Plinio, pensavano si auto-rigenerasse.

Durante gli scavi il gruppo di archeologi ha effettuato una particolare rilevazione: una prospezione geomagnetica per trovare anomalie nel terreno e qui si sono imbattuti in quella che poi hanno identificato come la fattoria della vicina Villa delle Grotte. "Una fattoria tardo repubblicana molto ben conservata e che abbiamo stabilito fu distrutta intorno al 50 dC".

La proprietà è la stessa della Villa: la potente e rinomata famiglia dei Valerii, circostanza confermata dal ritrovamento dei marchi di fabbrica su ceramica. Una famiglia conosciuta e vicina alle alte sfere romane se è vero, come scoperto, che lo stesso Ovidio venne qua a chiedere consiglio al capostipite della famiglia. 

Nel piano inferiore della fattoria sono stati ritrovati 5 vasi interrati che venivano usati per la fermentazione e l'invecchiamento del vino, da cui si presume che ci fosse una fornita cantina. 

La rivista Milliarium, la testata dell’associazione Archeologica Volontariato Medio Valdarno, ha voluto dedicare al complesso archeologico delle Grotte, fattoria compresa, uno speciale nel prossimo numero. Lo speciale Elba verrà presentato sabato alle 17.30 al Museo del Vetro di Empoli. 

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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