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Attualità giovedì 05 luglio 2018 ore 09:38

Un libro dedicato ai caprili elbani

La presentazione nel pomeriggio di giovedì 5 luglio presso la fortezza di San Nicolò. E' la prima monografia sulla pastorizia elbana



SAN PIERO — «Caprili dell’Elba» è la prima monografia sulla pastorizia elbana; sarà presentata giovedì 5 luglio  alle ore 18.15 presso la Fortezza di San Nicolò a San Piero in Campo.

Il libro, che verrà pubblicato dall’elbana Persephone Edizioni con il patrocinio dei Comuni di Campo nell’Elba e di Marciana, è stato scritto dall’architetto Silvestre Ferruzzi e dall’ingegnere Fausto Carpinacci sulla base di ricerche territoriali iniziate nel 2007, corroborate da inedite documentazioni d’archivio e da testimonianze fornite dai discendenti dei pastori.
Gli autori ricordano che «i caprili elbani sono stati utilizzati dai pastori sino a poco oltre la metà del Novecento. Poi, conclusosi il transito terreno di quegli uomini, il destino dei quartieri pastorali si inceppò bruscamente; i nuovi uomini non ne compresero più i loro tanti significati, dimenticarono la fatica di quei sovrani delle montagne, le orecchie del pastore Mamiliano mutilate dagli inverni, gli occhi dei pastori Vittorio e Oreste mentre lasciavano per sempre quelle vallate con un soffio dello spirito».
Il testo affronta la storia della pastorizia elbana a partire dai documenti pisani risalenti alla seconda metà del Trecento, per attraversare i secoli successivi sino a giungere alla parabola discendente iniziata tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, che vide l’esaurirsi di quell’antica attività messa in atto dalle famiglie Anselmi, Bartoli, Batignani, Battaglini, Galli, Martorella, Montauti, Pacini, Ricci ed altre ancora.
Nel libro, corredato di disegni esplicativi sugli elementi che costituiscono i quartieri pastorali – il «caprile» o «chiuso» (recinto in pietra dove venivano munte le capre) assieme al «grìgolo» (piccolo vano usato per isolare i capretti sia durante lo svezzamento sia durante il pascolo delle capre adulte) – vengono affrontate numerose tematiche: dalle biografie dei principali pastori alle affinità con altre realtà pastorali delle isole tirreniche, dal riutilizzo come «caprili» dei ruderi di antichi edifici religiosi elbani alla geolocalizzazione di gran parte dei quartieri pastorali presenti sul massiccio del Monte Capanne. Quest’ultimo aspetto consentirà al lettore una facile visualizzazione aerea dei «caprili» su qualsiasi dispositivo multimediale.
Il testo, inoltre, prende in considerazione ogni aspetto della vita pastorale elbana come ad esempio la produzione di ricotte e formaggi («cacetti» e «baccelloni»), l’intrecciatura delle forme per le ricotte (realizzate con fusti della pianta «Scirpoides holoschoenus», anticamente chiamata «biòdola»), l’utilizzo delle ruvide foglie del genere «Cistus» per sgrassare gli utensili ed infine l’attività delle donne (dette «ricottaie») che distribuivano il prodotto caseario nei paesi dell’Elba.
È presente, inoltre, un’appendice documentaria che attesta, già dal Settecento, le problematiche derivanti dai frequenti danni che il pascolo delle capre arrecava ai terreni coltivati e che rese necessario l’uso di estese recinzioni dette «paracinte».
A corredo del libro è inserito un capitolo integralmente dedicato al Monte Capanne, luogo d’elezione dei «caprili», con citazioni letterarie, storiche, ornitologiche e soprattutto botaniche che documentano le esplorazioni iniziate nel 1878 dal marchese Giacomo Doria, senatore del Regno d’Italia, assieme al naturalista Stefano Sommier, unitamente alle inedite fotografie di un’escursione sul Capanne compiuta dalla famiglia Zimmer nel 1904 (fornite da Gian Mario Gentini) e alle prime due fotografie scattate sul Monte Capanne, risalenti al 1898 e gentilmente concesse da Roberto Caprai.


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