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Attualità lunedì 17 luglio 2017 ore 12:00

Acquaviva, antenne più brutte dello scandalo

Le antenne del Puntale

Legambiente: "Si preferisce tutelare gli interessi di una multinazionale che mantenere le promesse fatte ai cittadini"



PORTOFERRAIO — Le antenne per la telefonia mobile del Puntale dell’Acquaviva, erette in uno dei punti più panoramici più suggestivi dell’Isola d’Elba, la Costa Bianca a nord ovest di Portoferraio, furono subite/volute ormai una quindicina di anni fa da un’amministrazione di centrodestra portoferraiese. Contro quella sciagurata erezione ci furono proteste, petizioni, manifestazioni a cui prese parte anche Legambiente Arcipelago Toscano.

"La successiva giunta di centrosinistra di Portoferraio sostenuta da forze politiche che parteciparono alle proteste - racconta in un comunicato Legambiente - assicurò che avrebbe fatto di tutto per mitigare l’impatto visivo delle antenne del puntale dell’Acquaviva , ma non si andò oltre una mano di vede sulle antenne che furono anche guarnite “turisticamente” dei colori – sbagliati – di alcuni Paesi europei e che a scadenza della concessione – grazie a un accordo con il confinante Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano -  le antenne della discordia sarebbero state spostate in un luogo con un minor impatto paesaggistico.

Niente di tutto questo è avvenuto e nel 2016 Legambiente evidenziò il degrado delle strutture, la perdita di pezzi del rivestimento delle antenne, la riverniciatura estemporanea, l’abbandono di un luogo che si era promesso sarebbe diventato un posto sosta fiorito e attrezzato e che invece risulta un degradato parcheggio polveroso, circondato da una discarica diffusa che infestava la sottostante macchia mediterranea, anche con la presenza di materiali pericolosi e di amianto.

Ora, le antenne che sarebbero dovute scomparire, essere spostate, delle quali si prometteva di ridurre l’impatto paesaggistico, sono state “impreziosite” di una specie di cappella funginea di grosse dimensioni che quell’impatto lo moltiplica, sfigurando ulteriormente un’area paesaggistica di eccezionale pregio.

L’unico tentativo di mascherarle sono dei poveri e striminziti cipressi che acuiscono l’impressione di desolante presa in giro.

Dobbiamo ancora una volta constatare  - sottolinea amaramente Legambiente - che le amministrazioni pubbliche preferiscono tutelare gli interessi di una qualche multinazionale della telefonia piuttosto che mantenere le promesse fatte ai cittadini e ai propri elettori.

In tutta questa vicenda di ordinario menefreghismo pubblico, continuiamo a chiederci che fine abbia fatto la Soprindendenza, ma forse è troppo impegnata a negare i permessi per mettere i pannelli solari sui tetti perché, quelli sì, deturpano il paesaggio". 


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