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Attualità giovedì 22 dicembre 2016 ore 11:00

L'Elba e i reclusi, timidi passi in avanti

Il garante dei diritti dei detenuti, Nunzio Marotti, parla del suo primo anno e mezzo di lavoro: "Bene le iniziative in carcere, manca il territorio"



PORTO AZZURRO — "Il carcere elbano ha cambiato passo con l'arrivo di un direttore stabile ma c'è ancora molto da fare per quanto riguarda l'integrazione con il territorio".

E' questa la sintesi che Nunzio Marotti, garante dei diritti dei detenuti dal 5 agosto 2015, fa dei suoi 18 mesi di lavoro al fianco delle istituzioni e delle persone private della libertà personale con il difficile compito di affiancare gli uni e gli altri verso la realizzazione del dettato costituzionale che vuole il carcere come finalizzato al reinserimento sociale del detenuto.

I numeri. Nella casa di reclusione De Sanctis di Porto Azzurro sono presenti 236 detenuti per una capienza regolamentare di 363 persone di cui il 48% sono stranieri. Tutti i detenuti sono di categoria comune e solo due sono sottoposti a regime di alta sicurezza. Il personale dipendente è composto da 208 persone di cui 188 agenti di Polizia penitenziaria e 20 civili di cui 3 assegnati all'area educativa.

Dall'agosto 2015 all'agosto 2016 il garante si è recato 56 volte a Porto Azzurro per un totale di 200 ore di permanenza e 4 volte a Pianosa sostenendo 311 colloqui individuali.

"C'è un obiettivo comune - commenta Marotti - fra amministrazione penitenziaria e Comune ed è quello di rilanciare il carcere di Porto Azzurro verso il ruolo di avanguardia che aveva negli anni scorsi. La svolta c'è stata con l'arrivo di un direttore stabile (Francesco D'Anselmo) e del nuovo comandante (Giuliana Perrini), con loro un nuovo passo".

Risolto il problema del sovraffollamento, che pure aveva interessato l'Elba negli anni passati: "Parliamo adesso di un carcere aperto in cui le celle si aprono alle 9 e si chiudono alle 19 e nel quale stiamo sperimentando il Circolo dei Detenuti, uno spazio nel quale si cercano insieme soluzioni ai problemi che interessano tutti, personale e carcerati".

"Abbiamo approvato il Patto per la Riforma, una serie di innovazioni che vogliono anticipare i contenuti della riforma carceraria ferma in Parlamento, abbiamo investito negli spazi con le opere di riqualificazione, nei tempi con le attività educative insieme alle scuole, nel lavoro concedendo ben 80 articoli 21 (possibilità di lavoro all'esterno) contribuendo con i lavori socialmente utili a Rio nell'Elba e Porto Azzurro e abbiamo sviluppato le attività del tempo libero come il teatro e la biblioteca".

A fronte del lavoro fatto non mancano tuttavia le criticità, sia interne che esterne. "Il rischio di aumento di popolazione carceraria esiste - ammette Marotti - e può arrivare dai trasferimenti da altri istituti, c'è bisogno di manutenzione straordinaria (ma pare siano in arrivo 4 milioni di euro per rifare la 17° sezione), la chiesa seicentesca ha bisogno di restauri e ci sono continui ritardi da parte del Ministero nel versare i fondi ai detenuti".

Il problema maggiore è però quello dei mediatori linguistici: "Non ne abbiamo ed è un problema con quasi la metà di detenuti stranieri: senza interpreti loro non capiscono i propri diritti e si creano situazioni di conflittualità che possono degenerare e che sarebbero risolvibili con un dialogo".

Sul versante esterno manca l'appoggio del territorio: "Ci sono stati segnali da alcuni sindaci ma in generale pare che le amministrazioni abbiano sempre altre priorità rispetto ai progetti di inserimento lavorativo e sociale per i detenuti e questo è un errore. I detenuti sono i primi a chiedere di poter svolgere attività di volontariato che andrebbero a beneficio di tutti, non solo loro ma della comunità".

"Ci tengo a concludere - chiude Marotti - rivolgendo gli auguri di buone feste natalizie a tutti quelli che vivono e operano all'interno del carcere".


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