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Attualità martedì 05 giugno 2018 ore 10:44

Il "lato B" della Tore della Marina

l retro della torre appianea

Ancora un divertente dialogo immaginario dell'archeologo e storico Michelangelo Zecchini con il monumento appianeo simbolo del paese



MARCIANA MARINA —  Il passeggere che percorre il lungomare non può fare a meno di ammirare la maestosa bellezza della ‘Tore’, purtroppo segnata non poco dal passare del tempo e dall’incuria degli uomini. Dialogare con lei non è difficile.

- “Salve, storica Torre. Mi fa piacere scorgere novità positive. Pochi giorni fa ti lamentavi che la tua porta principale, costruita con quattro tavole raccattate chissà dove, era indecente. Avevi ragione. Ma vedo che, con sollecitudine insolita e lodevole, l’hanno sostituita con una porta sobria ma adatta a te. Hanno perfino ripulito con cura le tue antiche scale dagli arbusti che le avevano invase. Devi riconoscere che - meglio tardi che mai - stanno mostrando nei tuoi confronti l’interesse sperato”.

- “Anche tu non vai più in là del primo sguardo”, bofonchia la Torre. A parte il rovinoso degrado strutturale, vai a verificare com’ è ridotto il mio lato B, in bella vista per le barche che entrano in porto da ovest. Guarda le condizioni pietose della porta, i ferri rugginosi e il resto. Non voglio usare aggettivi pesanti. E già che ci sei dai un’occhiata anche alla dissestata finestra che si apre verso oriente”.

- “Non è possibile darti torto”, soggiunge il passeggere dopo aver osservato la parte posteriore del monumento, “ma dai tempo al tempo. Devi aver fiducia, vedrai che interverranno al più presto per risanare i guasti”.

- “Magari fosse come dici”, incalza la Torre. All’indomani dello sconquasso provocato dal fulmine al volgere del 2017, fui pervasa da un moto di riconoscenza verso quegli amministratori che affermarono perentoriamente (con scritti, non con parole) che avrebbero preso con premura i necessari provvedimenti. Questa fu la frase che accese le mie illusioni: “Il Comune non solo poteva intervenire, DOVEVA intervenire urgentemente”. Quel ‘DOVEVA’, volutamente rafforzato con lettere maiuscole, fu da me interpretato come un grido di ribellione verso ciò che non avevano fatto le precedenti amministrazioni. Ma poi quello che la nuova amministrazione ha saputo realizzare è sotto gli occhi di tutti: quisquilie. Per carità di patria non ti descrivo lo stato attuale dei miei interni, già da tempo compromessi, irrorati per mesi da copiose infiltrazioni di acqua piovana. Stanti così le cose, è pressoché impossibile non commiserarsi”.

- “Cara Torre, mi ripeto anche nei miei sospiri augurali”, conclude il passeggere. “Voglia il cielo che il tuo pessimismo sia infondato e che quanto prima venga attuato un puntuale progetto di restauro, i cui lineamenti fondamentali, peraltro, sono stati tracciati da uno dei migliori docenti di restauro architettonico che abbiamo in Italia”.

Michelangelo Zecchini


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