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Cultura giovedì 20 ottobre 2016 ore 18:09

​Archeologia e storia della rada di Portoferraio

Anche quest’anno la Fondazione Isola d’Elba ha contribuito al proseguimento dello scavo della villa di San Giovanni presso la proprietà Gasparri



PORTOFERRAIO — Valutato positivamente dalla Commissione Cultura e approvato dal cda della Fondazione Isola d'Elba, il progetto dal titolo Archeologia e storia della rada di Portoferraio, che fa parte delle attività del gruppo Aithale ha portato a risultati inattesi.

Il progetto è formato dal professor Cambi, dal professor Marco Benvenuti, geologo dell’Università di Firenze e dal professor Alessandro Corretti, storico e archeologo della Scuola Normale Superiore di Pisa. 

Nato come ricerca di un’attività metallurgica per la produzione del ferro, è poi virato sull’indagine di un edificio rurale romano. Inizialmente ritenuto un’articolata casa contadina si è poi rivelato una piccola villa rustica costruita poco prima del 100 a.C probabilmente di proprietà dei Valeri Messala, famiglia importante nella storia di Roma e nella romanizzazione dell’Italia. 

Il ritrovamento della villa di San Giovanni è significativo in quanto testimonia il profondo cambiamento del paesaggio della rada di Portoferraio: bloccato dall’età arcaica fino al 100 a.C. sulla produzione metallurgica, si apre poi a un paesaggio più verde, agrario, caratterizzato dalla coltivazione di vigneti e frutteti. 

Sono stati infatti rinvenuti ampi recipienti per la fermentazione del vino, numerose anfore con contenuto biologico e coperchi per grandi contenitori ancora da studiare. La villa si articolava su due piani: il pian terreno, dedicato probabilmente alla produzione agraria, e il primo piano, con funzione residenziale. 

Testimoniano tale struttura i pezzi del pavimento del piano superiore crollato per un devastante incendio databile in età imperiale, tra l’anno 0 e il 50 d. C.. Tale ritrovamento ha acquisito un’ulteriore valore per il mosaico con tesserine che disegnano linee o fiorellino stilizzati che lo caratterizza. Un tipo di decoro questo che rimanda chiaramente all’orizzonte culturale di Roma centro del potere del periodo. 

Prezioso strumento di conoscenza della storia antica dell’isola, lo scavo è anche una palestra per la formazione di giovani archeologi. Il gruppo di scavo di quest’anno ha visto la partecipazione di studenti dell’Università di Siena, Pisa, Firenze, Bologna, Udine, Padova, di un giovane dottorando francese che si occupa di ricostruire l’ambiente antico dal punto di vista vegetale. 

Da sottolineare anche le costante attività con le scuole elbane e non solo. Sono state ospitate quotidianamente due o tre classi delle scuole elementari, medie e medie superiori e anche quest’anno hanno fatto esperienza diretta dello scavo alcuni studenti liceali di Portoferraio nell’ambito dispositivo alternanza studio/lavoro. 

Organizzati in 2 gruppi di 5 persone ciascuno hanno affiancato l’équipe del professor Cambi per quindici giorni. Mercoledì 19 ottobre inoltre si sono recati in visita due classi del Liceo Scientifico Galilei di Siena.

L’impresa è sostenuta oltre che dalla Fondazione Isola d’Elba, dal Comune di Portoferraio, da Italia Nostra Arcipelago Toscano, da Moby e Toremar che hanno garantito biglietti scontati dei traghetti, dai fratelli Gasparri, che hanno dato ospitalità gratuita agli archeologi, dall’Azienda Agricola Antonio Arrighi, e dal contributo degli studenti stessi. 


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